Fauci

“E poi, per una volta, uno scrittore rinuncia a incupire il prossimo, e torna a credere che seria è la vita, serena, invece, l’arte: è proprio il caso di festeggiare.” 
Fabrizio Ottaviani (dalla recensione apparsa sul Giornale il 21 febbraio 2014)

“In che modo avviene questo incantesimo?”

Roberto Carnero (dalla recensione apparsa sul Domenicale del Sole 24 ore del 16 febbraio 2014)

“Dove Nicola Gardini trovi il tempo di scrivere tutto quello che scrive […] è un mistero. Ma una cosa è certa: la scrittura di Fauci tempo deve avergliene regalato, non sottratto, tanto è felice, fluida, mossa e scorrevole” Francesco Rognoni (dalla recensione apparsa sul Manifesto il 23 febbraio 2014)

Sergio, provinciale sognante e studente di Lettere classiche, parte per il militare con lo zaino pieno di libri e la sconfortata certezza di perdere un anno di vita. E invece. Ad Albenga incontra l’eccentrico Marcello, melomane sfegatato, callasiano di ferro. Per Sergio comincia una formidabile e accelerata educazione alla musica e al canto, che prosegue con la frequentazione della famiglia di Marcello, in particolare di quella dello zio Marzio Giuffrida, tenore acclamatissimo, e della moglie Glò, soprano senza talento. Sullo sfondo di una grande villa nel cuore di Milano si muovono personaggi obliqui, scalmanati, velenosi. Capro espiatorio delle follie della famiglia Giuffrida sembra il povero cane, Titus, oggetto delle quotidiane sevizie di Glò e della figlia adolescente Vanna. Sergio, sino ad allora ferocemente cinofobo, è illuminato sulla via di Damasco dalla innata bontà di Titus e si trasforma nel paladino della libertà e della salvezza del povero cane. Di qui innanzi, su per acuti e giù per devastanti urla stonate, la vicenda dipana equivoci, misteri, tradimenti e sorprese.

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INTERVISTA SU RADIO FAHRENHEIT CON LOREDANA LIPPERINI