RAMI
Com’era disabitata la sera
Dall’erba al celeste
Con appena una chiazza
Di neve vecchia verso i sassi
Eppure qualcosa pullulava
Qualcosa dovunque
Magari anche solo l’ombra
Dell’aria
E così qua notavi
Uno specchio di fango
Là un colore scuro
Dove il fiume si abbassa
E i rami
Ah quanti rami
Sul vuoto scrivevano
Che non so proteggermi
Neanche so alzare contro la fiamma
Una carta
La recensione di Bianca Garavelli (l’Avvenire, 23 dicembre, 2014)
Il tema della morte, intesa come dissoluzione e fine di ciò che esiste, percorre interamente il nuovo libro poetico di Nicola Gardini, che è il settimo. È una corrente che affiora soltanto in alcuni versi, però in posizione di rilievo, come quelli dedicati al padre nella poesia d’apertura: «…perché di lui / ho capito all’improvviso / che non rimane già più niente / a parte me che però / presto non sarò più niente». Le sfumature della morte appaiono anche nella percezione delle potenzialità di rinascita implicite in ogni vita («accorgermi che la vita / è già finita / almeno due o tre volte / pur senza morto o funerale »), nelle tracce culturali del mito (nella poesiaPreghiera) e nel confronto, quasi leopardiano, fra il presente vivo e l’angoscia della morte inevitabile, sentita a tratti come imminente, anzi già attuale («I prati, i fiori sugli alberi … / d’inverno quando più splendono. / Si vede che sto morendo?»; «È morte e pare / vita »; ‘«Io corro incontro ai giorni che finiscono»).Eppure il libro è amorosamente proteso verso la bellezza della vita. Già il titolo lo rivela:Stamattina è costruito in modo da mettere in primo piano il presente, il momento che fugge inghiottito dal tempo. Il poeta interagisce con un cosmo in movimento, Oxford (nella cui Università è professore di Letteratura italiana e comparata) e i suoi dintorni, sul cui sfondo si muove a sua volta, non solo perché ama correre, ma perché è in costante ascolto e osservazione. Gardini osserva le stagioni, lo sbocciare dei fiori, la gara fra le diverse sfumature di colore del cielo e dei giardini, con una speciale attenzione alle presenze che popolano questi ultimi: a conferma che anche le arti della pittura e della fotografia, oltre alla scrittura, sono parte attiva del suo linguaggio. Questa tensione verso i particolari del mondo conferma una sua ricerca costante di senso attraverso la sonda dell’arte, perché in generale e in ambito artistico, e non solo poetico, la nostra coscienza è legata alla vista, a ciò che vediamo nella nostra esperienza quotidiana. Qui, più che altrove, appare evidente in che modo la poesia dia spazio all’invisibile: l’invisibile è ciò che solo il poeta, e non altri, è riuscito a vedere nella grande scena della vita.
Nicola Gardini è riuscito in Stamattina a ricostruire un universo personale e familiare attraverso la tenace adesione al presente, nonostante il peso «di secoli» che i ricordi, il sapere accumulato, il senso di perdita affettiva ricorrente, fanno diventare schiacciante. Il presente, con le sue promesse ripetute e indelebili, con la sua immediatezza che si riflette nelle sue scelte lessicali, si unisce agli echi delle letture colte, diviene il fondamento di un ritmo piano, breve, quasi epigrammatico. Una naturalezza in versi che permette alle immagini e ai pensieri di fluire verso il lettore, come in un monologo sereno, che invita sempre a un ascolto altrettanto aperto e disponibile.