I baroni

Uno dice “Palermo” e io mi vedo che corro ai piedi della montagna brulla, all’ora del tramonto, fino alla punta, prendo la salita, tra i soliti cespugli di cardi, e con un ultimo sforzo, saltando tra i sassi aguzzi, arrivo al faro. Smetto di correre, ma non mi fermo. Saltello di fronte al mare. Solo. Infatti, non incontro mai nessuno, né bestia né essere umano. Però un giorno, mentre riscendo verso Mondello, mi viene incontro un cane, sbucato chissà da dove. E’ la prima volta. Un cane selvatico, brutto, che ringhia e mostra i denti. Non vuole lasciarmi passare, anche se ha tutta la spianata a sua diposizione. Mi guardo in giro, in cerca di aiuto, ma non si vede padrone. Tornare indietro non posso, andare avanti neanche. Gli parlo, ma non serve. Cani così non ascoltano i discorsi. Allora comincio a correre sul posto, in tondo, per non mostrare paura, e intanto dico “Buono”.

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